domenica 5 maggio 2024

Escursione Partigiana - Commemorazione vittime di Maffiotto - Sabato 11 maggio, Ritrovo ore 8:45, località Airassa

In occasione della commemorazione delle vittime di Maffiotto, le sezioni ANPI di Condove e Bruzolo, con la nostra collaborazione, organizzeranno un'escursione partigiana dalla località Airassa a quella di Maffiotto

 

Arrivo con mezzi propri, ritrovo ore 8:45 presso località Airassa, necessario abbigliamento adeguato e scarpe da trekking. L'escursione è di 3 km circa, con dislivello di 300m.

Al termine pranzo al sacco/pic nic condiviso. In alternativa si può prenotare il pranzo presso l'Osteria di Frassinere.

Per info e prenotazioni: Laura, 347-6000348

Vi aspettiamo!!

sabato 27 aprile 2024

25 Aprile 2024 - Testo dell'intervento del presidente ANPI V Riunite Torino

Di seguito riportiamo il testo integrale dell'intervento del nostro presidente di sezione, Marco Rubino, che si è svolto durante la celebrazione ufficiale del 25 aprile presso la sede della Circoscrizione 5 della Città di Torino:

"Buongiorno a tutte e tutti voi presenti quest’oggi.

Celebrare la Festa della Liberazione in questo momento storico ha un significato particolare, per quella che il Papa ha già definito una nuova guerra mondiale “a pezzetti”.

Gli equilibri globali sono infatti sempre più fragili ed assistiamo pressochè impotenti nel veder scivolare il mondo sempre più verso il baratro. Anno dopo anno aumentano la frequenza e l’intensità delle crisi politiche nel cosiddetto “scacchiere mondiale”.

La politica estera degli stati assomiglia infatti sempre più ad una partita di Risiko per contendersi l’egemonia globale, purtroppo in questo caso non si tratta di un gioco e di mezzo ci sono le vite di milioni di persone.

Droni, attacchi missilistici, scudi antiaerei, rischio nucleare sono tra i tanti termini entrati nell’uso quotidiano nei notiziari e sui giornali. Siamo letteralmente sommersi da espressioni di derivazione bellica.

Abbiamo imparato a conoscere persino i sistemi armamentari: i droni Shahed di fabbricazione iraniana, lo scudo antimissile Iron Dome israeliano, i missili antiaerei Patriot, i missili ATACMS, i carri armati Leopard e via dicendo. E potrei andare avanti ancora.

I conflitti bellici sono ormai sdoganati, così come gli attacchi reciproci tra stati, con missili e droni, in un ciclo senza fine di attacchi e risposte. L’unico limite è l’indefinita “linea rossa”, spostata però ogni giorno sempre più in là; l’ultimo caso è quello degli attacchi reciproci diretti tra Israele ed Iran.

Percepiamo chiaramente il clima di guerra alle porte, che potrebbe arrivare da un momento all’altro anche da noi, ma il quadro generale, il contesto, ci appare indecifrabile ed imprevedibile, dominato dall’incertezza e quindi dalla paura per il domani.

Questo clima di incertezza però è il miglior alleato degli autocrati e di coloro che vogliono rimanere al potere, perché con la paura si governa e si reprime più facilmente chi si oppone, soprattutto se bisogna difendersi da una minaccia esterna.

Così, nazionalismo, imperialismo, senso di superiorità e disprezzo verso gli altri popoli si diffondono nei vari paesi, principi che combinati agli interessi economici in palio sono le principali cause dei conflitti in corso, oggi come in passato.

Crisi irrisolte tornano prepotentemente alla ribalta, come il caso del conflitto israelo-palestinese.

Dopo quasi ottant’anni di sangue si è giunti al massacro di Hamas del 7 ottobre, che ha causato la morte di circa un migliaio di civili israeliani, e successivamente a quello senza fine di Gaza, arrivato a quota 34000 morti ed 80000 feriti, con la popolazione civile allo stremo dopo 6 mesi di assedio e bombardamenti, senza cibo, possibilità di cure e vie di fuga.

La reazione della comunità internazionale però è di sostanziale indifferenza perchè, in uno scenario di guerra tra blocchi, non importa tanto chi ha ragione ma con chi stai. 

Ed è così che a differenza di quanto avvenuto nella guerra in Ucraina dove l’invasione russa è stata seguita da sanzioni ed altre azioni nei  confronti del regime russo di Putin, in questo caso però non è stato preso nessun provvedimento significativo da parte della comunità internazionale contro il governo di Netanyahu che, invece, ha tutto l’interesse a mantenere vivo e ad alimentare questo conflitto per poter sopravvivere politicamente, anche a  costo di mettere a repentaglio la vita degli stessi ostaggi israeliani ancora in mano di Hamas, di cui auspichiamo il rilascio al più presto. 

Al contrario vengono stanziate nuove decine di miliardi di aiuti militari, sostenendo di fatto le operazioni militari in atto e l’assalto finale a Rafah, campo profughi con oltre un milione di persone.

Quale processo di pace ci potrà mai essere con queste premesse? Anche la soluzione dei due stati per due popoli, in un clima di rispetto reciproco, se non accompagnata da un pieno riconoscimento dei diritti civili e politici dei palestinesi, ed al ritiro dei coloni israeliani dalle terre occupate, sarebbe inefficace. Pura utopia allo stato attuale.

Purtroppo sappiamo bene come l’odio generi soltanto altro odio. La storia insegna, peccato che non abbia scolari.

Oltre a questo, colpisce quanto tutto questo porti platealmente all’uso di differenti metri di giudizio in base alla convenienza del momento o da chi compie determinate azioni.

Così, inorridiamo di fronte ai massacri di Bucha in Ucraina ma a malapena ci impensierisce il ritrovamento di una fossa comune con oltre 300 corpi, secondo l’ONU, nei pressi di un ospedale a Khan Yunis, a Gaza.

Supportiamo giustamente la lotta eroica delle donne iraniane ma ci siamo già dimenticati delle donne afghane, una delle argomentazioni più importanti usate per giustificare il ventennale intervento militare in Afghanistan, finito come sappiamo con il rocambolesco ritiro da Kabul a seguito della marcia vittoriosa dei talebani verso la capitale.

Così come ci siamo dimenticati delle donne e del popolo curdo, osannati durante la lotta contro il califfato dell’Isis ed ora, non più necessari, sacrificati per ingraziarsi il sultano turco Erdogan.

Le alleanze vengono prima di tutto, così persino il regnante saudita Bin Salman, considerato il mandante dell’uccisione del giornalista oppositore Jamal Kashoggi, è diventato un valido e affidabile alleato, in chiave anti-iraniana.

All’opposto ci indigniamo per l’uccisione dell’oppositore Navalny e della mancanza di libertà di espressione in Russia ma, allo stesso tempo, come occidente, siamo anche responsabili di aver perseguitato persone come Julian Assange, fondatore di Wikileaks, Chelsea Manning ed Edward Snowden che hanno fornito materiale segreto che ha mostrato la vera realtà delle guerre contro il terrore in Iraq ed Afghanistan, e non solo, svelando bugie, rivelando stragi di civili inermi, anche di giornalisti. Un coraggio che ai giorni d’oggi manca, pagato a caro prezzo, per garantire il diritto di informazione delle persone.

Diritto di informazione e libertà di espressione tornati anche nell’agenda politica del nostro paese.

Dal caso dell’artista Ghali, criticato addirittura da un comunicato dell’AD Rai, fatto leggere in diretta durante una trasmissione, per aver detto semplicemente “Stop al genocidio” sul palco di Sanremo, all’ultimo in ordine di tempo, quello dello scrittore Antonio Scurati.

Il caso del maldestro tentativo di censura in RAI, inizialmente presentato come una divergenza di natura economica legata al compenso, rivelatasi poi una scelta per “motivi editoriali”, ci offre però uno spunto sull’eterna disputa legata alla giornata odierna: perché è importante definirsi antifascisti.

Il fascismo non fu colpevole solo per aver firmato le leggi razziali e per l’alleanza con la Germania nazista. Il fascismo sin dall’inizio è stato sinonimo di violenza sistematica e repressione del dissenso per affermare il suo potere.

Il fascismo, come il nazismo, proponeva inoltre una visione nazionalista, escludente, fondata sull’esaltazione della guerra e sulla gerarchia tra i popoli ed all’interno degli stessi popoli, categorizzando gli individui e perseguitando tutti gli elementi ritenuti impuri all’interno della società.

A tutto questo si oppose quello che noi chiamiamo antifascismo, che vide nella Resistenza la sua massima espressione. Nella Resistenza militarono donne e uomini con pensieri politici, credi religiosi, appartenenze sociali differenti. Ed ebbe luogo anche con modalità differenti, nelle città così come nelle campagne e nelle montagne.

Tutti però uniti non solo per porre fine all’occupazione tedesca ed a chiudere i conti definitivamente con il fascismo, bensì anche per costruire un altro tipo di società, i cui principi oggi ritroviamo nella nostra Costituzione.

Principi come quello dell’eguaglianza tra tutti i cittadini e cittadine, senza distinzioni: siamo tutti diversi per questo siamo tutti uguali. 

E principi come quello della pace: "L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", sancito nell’articolo 11.

Ecco, ripensando a questi principi, più che mai attuali, chiunque creda nella democrazia, nella giustizia e nella libertà non può che essere e definirsi antifascista, senza esitazione o distinguo.

Ma oltre alle enunciazioni è necessario anche il nostro impegno, nel nostro piccolo, tutti i giorni, perché come diceva lo scrittore Luis Sepùlveda: “Sogniamo che un altro mondo è possibile e realizzeremo quest’altro mondo possibile (…) Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo”.

Viva il 25 aprile

Ora e sempre Resistenza

E restiamo umani"

 

Marco Rubino

Pres. A.N.P.I. sez. V Riunite Torino "Baroni-Franchetti-Ballario-Rolando" 

Vicepres. A.N.P.I. Provinciale di Torino

Corteo e Festa della Liberazione 2024

Pubblichiamo alcune immagini del Corteo del 25 aprile, della cerimonia istituzionale presso la Circoscrizione 5 e della festa presso la nostra sede.