martedì 29 marzo 2022

Congresso Nazionale ANPI - Intervento del nostro delegato Marco Rubino

Testo integrale dell'intervento del nostro delegato e presidente, Marco Rubino, al 17° Congresso Nazionale ANPI, svoltosi a Riccione dal 24 al 27 marzo 2022.

Buonasera a tutte e tutti,

Anche se è la seconda volta, essere qui è molto emozionante. Il Congresso è infatti la più importante occasione di confronto all’interno della nostra associazione, per interrogarci sul nostro futuro e sul ruolo che dovremmo avere nella società, soprattutto in un momento molto difficile come quello che stiamo vivendo.

E’ stato già detto, la nostra società è attraversata da una profonda crisi, su vari livelli. Una crisi economica, sociale, sanitaria, ambientale e politica.

La crisi economica è dovuta ad un modello di sviluppo predatorio, non sostenibile ed ingiusto, che mette al centro il profitto e non le persone, causando così forti disuguaglianze, precarietà ed insicurezza.

La crisi è sociale, oltre alle disuguaglianze ed alla povertà, crescono anche le ingiustizie ed il taglio ai servizi pubblici. La disgregazione sociale, che contraddistingue le nostre società, favorisce peraltro il proliferare delle campagne d’odio nei confronti di categorie bersaglio, quali migranti o altre minoranze, come ad esempio le persone LGBTQ. A riguardo, lo scorso anno abbiamo assistito all’affossamento della legge ZAN contro l’omotransfobia, tra gli applausi della maggioranza del Parlamento, ancora incapace di accettare concetti come l’identità di genere e l’orientamento sessuale delle persone. E’ un nostro dovere essere presenti anche su queste tematiche. Parallelamente, questa mentalità intollerante si affianca spesso a sentimenti misogini, volti a far arretrare il paese su temi come l’autodeterminazione delle donne. Il contrasto alla mentalità fortemente maschilista che ancora imperversa nel nostro paese è un altro punto su cui concentrare le nostre forze perché è alla base dei casi di violenza sulle donne, nonché ai tentativi di arretramento sulle conquiste avvenute grazie alle lotte degli ultimi decenni, come il diritto all’aborto.

La crisi è anche sanitaria. Sono passati più di due anni dall’inizio della pandemia, abbiamo assistito agli enormi sforzi di medici, infermieri e operatori per sopperire alle carenze strutturali del sistema sanitario, vittima di tagli continui ed esternalizzazioni. Non bastano i ringraziamenti, quello alla salute è un diritto e non può basarsi sull’eroismo dei singoli. Così come si trovano i soldi per le armi, si devono trovare anche per la sanità, come del resto per la scuola e l’istruzione, pilastri su cui rifondare il nostro paese.

Crisi ambientale. La guerra ha ulteriormente evidenziato la necessità di implementare al più presto un nuovo modello di sviluppo meno vincolato ai combustibili fossili e realmente sostenibile, non solo frutto di campagne di greenwashing da parte delle multinazionali e dei governi. Il tema dei cambiamenti climatici è nevralgico e dobbiamo dare tutto il nostro supporto possibile ai giovani, e non, che nelle piazze chiedono un cambiamento radicale, a fronte dell’inerzia dei governi. Perché non abbiamo un pianeta B. E non bisogna parlare ai giovani ma con i giovani. Sia chiaro, il tema dell’ambiente non riguarda solo loro, si deve lavorare in sinergia, come è stato detto prima in un intervento, i giovani di Fridays for future hanno partecipato attivamente alle mobilitazioni degli operai della GKN di Firenze.

La crisi è politica. Il distacco della stessa dalla società è sempre più marcato. Nel territorio dal quale provengo, la circoscrizione 5 di Torino, relativa a dei quartieri periferici, l’affluenza ha raggiunto poco più del 40% alle ultime elezioni comunali e l’affermazione locale della destra, in zone un tempo definite rosse. Una percentuale di astensione preoccupante, la democrazia è reale solo se c’è partecipazione e rappresentanza. A tal proposito la recente riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari, rischia di aggravare ulteriormente questa crisi di rappresentanza. L’inefficacia dell’azione politica ed il peggioramento delle condizioni di vita tra gli strati più vulnerabili ha portato così a vedere con diffidenza la politica, i partiti peraltro sono ormai considerati come meri organizzatori di campagne elettorali, mancando al contempo di visioni di insieme e capacità di analisi che vadano oltre un sondaggio. La classe politica deve aver chiara la gravità della situazione che stiamo vivendo e come rifondare la nostra società. Non è un discorso populista, è un discorso di riformare i corpi intermedi, compresi i partiti, perché ne abbiamo bisogno veramente.

La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere”, scrisse Antonio Gramsci nei suoi Quaderni del carcere, ed è in questo “interregno” che nascono i mostri.

I mostri delle disuguaglianze, delle ingiustizie, dell’intolleranza verso il diverso, del razzismo, degli egoismi, dei nazionalismi, degli imperialismi, del fascismo e della guerra.
Per contrastare questi mostri, il nostro ruolo non deve essere di “veneratori delle ceneri, ma di custodi del fuoco”, come ha detto più volte il nostro presidente.

Per fare questo però ritengo fondamentale investire nella nostra formazione, anche con la creazione ad esempio di una scuola politica, perché il mondo nel quale viviamo è estremamente complesso, a differenza di come lo rappresentano i media, sui quali ci sarebbe molto da dire, a partire da come stanno descrivendo questo Congresso.

Oltre ai temi precedentemente elencati ritengo si debba continuare a lavorare sul tema della tutela della memoria storica della Resistenza e del contrasto al revisionismo. Ho apprezzato molto il lavoro svolto dal nazionale sulla questione delle “complesse vicende del confine orientale”, bisogna continuare su questa strada perché se ogni 10 febbraio diventa una giornata di sdoganamento del fascismo, con labari della X Mas alle manifestazioni ufficiali e cortei di formazioni neofasciste o di estrema destra, c’è qualcosa che non va.

Questo non significa sminuire quanto accaduto, al contrario bisogna ricordare tutto, le foibe così come quanto accaduto prima. Ed è proprio affrontando tutti gli episodi che emerge il fatto che i fascisti e l’estrema destra sono gli ultimi che possono insegnare o dire qualcosa sull’argomento. Basta strumentalizzazioni del Giorno del Ricordo.

Il tema della convivenza pacifica dei popoli, dei nazionalismi e della guerra sono peraltro quanto mai attuali. Non aggiungo commenti sull’invasione russa dell’Ucraina, rinnovandone la condanna e la solidarietà al popolo ucraino aggredito, condividendo pienamente la posizione del nazionale. Mi associo all’appello per una soluzione diplomatica perché peraltro nessuno dei due eserciti potrebbe mai avere una vittoria definitiva sul piano militare.

Allo stesso modo bisogna evidenziare che non possono esistere guerre di serie A e di serie B, così come profughi e popoli di serie A e di serie B, magari sul discrimine di essere europei o meno. La fratellanza tra i popoli deve essere universale, basandosi sull’eguaglianza di tutte le donne e gli uomini.

Concludo leggendovi un estratto del Giuramento di Mauthausen, scritto dai deportati all’indomani della liberazione del campo, prima del ritorno ai loro paesi. Un proclama che rivela tutta la forza e lo spirito a cui si dovrebbero ispirare i popoli, in un rapporto di reciproco rispetto, pace e fratellanza:

"La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli.

Fedeli a questi ideali giuriamo di continuare a combattere, solidali e uniti, contro l’imperialismo e contro l’istigazione tra i popoli. Così come con gli sforzi comuni di tutti i popoli il mondo ha saputo liberarsi dalla minaccia della prepotenza hitleriana, dobbiamo considerare la libertà conseguita con la lotta come un bene comune di tutti i popoli. La pace e la libertà sono garanti della felicità dei popoli, e la ricostruzione del mondo su nuove basi di giustizia sociale e nazionale è la sola via per la collaborazione pacifica tra stati e popoli. Dopo aver conseguito l’agognata nostra libertà e dopo che i nostri paesi sono riusciti a liberarsi con la lotta, vogliamo:
    conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del campo e trarne i dovuti insegnamenti;
    percorrere una strada comune: quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti;
    ricorderemo sempre quanti cruenti sacrifici la conquista di questo nuovo mondo è costata a tutte le nazioni.

Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ricordo dei milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada. Vogliamo erigere il più bel monumento che si possa dedicare ai caduti per la libertà […]: il mondo degli uomini liberi! «Ci rivolgiamo al mondo intero, gridando: aiutateci in questa opera! 
Evviva la solidarietà internazionale! 
Evviva la libertà!"  

Viva l’ANPI e buon congresso a tutte e tutti! 

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